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IMPRESSIONI sulla
50KM DEL CENTRO ITALIA - Rieti 7 maggio 2016
QUELLA GIOIA IN PIÙ
Capita che ti svegli un sabato mattina per andare a correre una gara per caso, quella di cui non sapevi l’esistenza ma che capita precisa in vista della 100km di fine mese e allora che fai? Ti hanno detto “ma perché non vieni alla 50km di Rieti fra 15 giorni?” e di getto hai risposto “perché no? Si!”, ignorando il fatto che hai passato 5 ore abbondanti sul tapis roulant due giorni prima sempre in vista di quei 100 km che sogni per un anno…
Sveglia prestissimo, Rieti, non è dietro l’angolo e in macchina cominci a pensare “Piano, non devi spingere questi 50 km, è solo un test, fra 3 settimane ne devi fare 100”, ma sai già che non sarà così. Hai un pettorale, c’è una classifica e lo spirito competitivo avrà sicuramente la meglio.
Fa caldo, le previsioni non erano queste, anzi avrebbe dovuto piovere… mah! Magari più tardi…
Si parte, conosci i 50 km, non perdonano e inizi piano: finisci il primo giro di 2 km seconda a pochi metri dalla prima che poi ti stacca e va avanti: già sei entrata nello spirito di gara “ok, ma magari mi gioco il podio”. Poi recuperi posizione.
Secondo giro di 14 km: ripassi dal via come prima donna, contenta ma sai che è ancora lunga.
Da qui il gruppo si scioglie, inizia la salita: non ti mette paura e mantieni il vantaggio. Le poche persone lungo il tragitto ti incoraggiano “dai che sei prima donna, e subito dietro a te non c’è nessuna” e tu ti dici “è lunga, non ci credere…”.
L’hai già vissuta l’emozione della vittoria, 50 km del Gargano, nel giugno 2013, sai che non sei una campionessa e queste fortune non ricapitano. Ma continui, ascolti il cuore accelerato ma non troppo, il respiro che non è ancora affannato, le gambe che non danno cenni di soffrire… vai!
Ti hanno detto che dopo la salita ci saranno 7 km di discesa, quella che non sai fare e che se la “tiri” troppo poi paghi cara. Ed ecco che arriva una conoscenza che in discesa va, eccome se va.
30° km, seconda? Speriamo di mantenere la posizione.
Soffri decisamente il 42mo km sullo sterrato, non è il tuo forte e pensi che il 48mo km sarà di nuovo sterrato (tratto già percorso al secondo anello di gara) ma va bene, avanti, un km alla volta, non pensare al dopo.
Poi improvvisamente rivedi a breve distanza la prima… la distanza si accorcia ancora e ti rendi conto che te la puoi giocare e allora spingi, stringi i denti sullo sterrato e guadagni vantaggio. L’ultimo km e mezzo lo sai che è facile. Pianeggiante, asfaltato. In un attimo realizzi che “ce l’hai”, le gambe ci sono, l’hai gestita bene, arrivi. L’emozione esplode, lacrime di gioia, soddisfazione, appagamento. Sacrifici ripagati. Lavori, ti alleni e ti guadagni il premio. Inutile, non c’è paragone, non sei una campionessa mondiale, ma il pensiero va alla 50 km di marcia di questi giorni e pensi che chi si dopa non ti rappresenta, che lo sport è di tutti e chi indossa la maglia della Nazionale dovrebbe rappresentare tutti, compresi quelli come te, tapascioni della domenica che si giocano magari trofei meno prestigiosi ma con testa, cuore e gambe, non eccellenti ma le proprie! Da sempre.